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Figlia, mamma e nonna bilingue

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grandma and meSono Margaret e vi racconto la mia storia, quasi 70 anni di bilinguismo vissuto come figlia (recalcitrante al bilinguismo), mamma (di bambini recalcitranti al bilinguismo) e nonna (di bambini poliglotti).

Figlia

Sono australiana e figlia di diplomatici, quindi ho avuto un’infanzia raminga. Una delle tappe più lunghe è stata a Roma negli anni cinquanta (sono del 45). All’epoca avevo 12 anni.

I miei genitori hanno mandato me e mia sorella ad una scuola in cui si parlava italiano e francese e si faceva tempo pieno. Non sapevamo una sola parola nè di italiano nè di francese e ho pianto per un anno.

Alla fine dell’anno scolastico parlavo perfettamente l’italiano ed il francese. Bisogna ricordare che in quel periodo i genitori non si ponevano tanti problemi riguardo alla psiche dei loro figli. Si decideva che era bene così e non c’era da discutere. Ovviamente non era l’atteggiamento ideale ed ora non credo che si potrebbe agire così.

C’è però da dire che ora si esagera ora nell’altro senso. Non credo che sia un bene cercare di proteggere i figli da ogni difficoltà, evitando sempre fonti di disagio o conflitto. Bisogna prepararli alla vita. Ogni successo, ogni difficoltà superata è anche un bonus in termini di autostima e di maturazione. Insomma bisogna lasciarli crescere questi figli.

(Tra parentesi: i miei genitori non erano dei mostri. Mi avevano promesso che se dopo un’anno ancora volevo cambiare ed andare ad una scuola inglese, potevo farlo. Dopo un anno non ce n’era più bisogno).

Mamma

Facciamo qualche salto in avanti.

Finita l’università (a Londra) sono tornata in Italia in vacanza, ho incontrato mio marito (italiano), mi sono sposata alla giovane età di 23 anni (allora era normale sposarsi giovani) ed ho avuto due bambini (siamo inizi anni 70). Mio marito non parla l’inglese, e quindi in casa ero solo io a parlare in inglese.

Direi che i primi anni sono stati i più facili in termini di apprendimento di una seconda lingua. Io parlavo sempre in inglese con i bambini, mio marito sempre in italiano.  Fino ad intorno ai quattro anni quindi i bambini mi rispondevano sempre in inglese, ed al padre in italiano.

Già allora bisognava schivare le molte critiche: si confonderanno, parleranno peggio e più tardi, si vergogneranno di essere diversi.  Niente di tutto ciò.

I problemi (che poi non erano problemi) sono iniziati una volta immessi nel sistema scolastico italiano. Io per scelta ho voluto che andassero alle scuole pubbliche italiane. Per motivi culturali essenzialmente.

Essendo stata io una bambina senza radici, volevo che i miei figli avessero una precisa appartenenza culturale, che si sentissero italiani, che frequentassero amici italiani e del quartiere.

A quel punto sono stati molto più esposti ad un ambiente italiano ed hanno iniziato a rispondermi in italiano.

  • Punto importante n.1: Io non ho espresso meraviglia o disappunto o rimprovero. Ho semplicemente continuato come prima, sicura che comunque il cervello spugna dei bambini stava assorbendo tutto per il futuro.
  • Punto importante n.2: Non li ho mai fatto sentire diversi, mai fatto quei teatrini  tipo “fai sentire come parli bene inglese”. Era una cosa nostra. Non sono mai stati presi in giro. Forse avevano una mamma un po’ buffa ma nessuno sembrava interessarsi molto. Questo fatto di essere presi in giro mi sorprende.
  • Punto importante n.3: Non sono stata talebana. Se eravamo in una situazione di gruppo , tipo festa di bambini, parlavo in italiano. Al massimo prendevano in giro me, dicendo come mai tua mamma parla come Stanlio ed Olio. Se c’era da aiutare con i compiti, lo facevo in italiano.

Ho avuto conferma del fatto che i miei sforzi non erano invano quando venivano i nonni australiani in visita, o quando noi andavamo in Australia. Questo succedeva più o meno ogni due anni, e per periodi abbastanza lunghi.

Non c’era scelta. Bisognava parlare in inglese per forza. Era un inglese un po’ limitato – in confronto alla padronanza dell’italiano – però più che sufficiente per comunicare bene, e migliorava a vista d’occhio.

I bambini avevano un bellissimo rapporto con i loro nonni. Senza l’inglese non sarebbe stato possibile. E già questo è un valido motivo per essere convinti dell’importanza di insistere sulla seconda lingua nel mio caso.

Passano altri anni ancora. Arriviamo al liceo.

Già intorno ai 14-15 anni, il fatto di sapere bene l’inglese cominciava ad essere visto come un vantaggio anche da loro. Non per motivi scolastici, perchè io madre crudele li avevo iscritti alla sezione francese delle medie e del liceo e quindi l’inglese non era fra le loro materie.

Era un vantaggio perchè capivano le parole delle canzoni inglesi ed americane, in gita scolastica in Europa era ovviamente utile.

Oltre a questo in una scuola americana a Roma in quel periodo il sabato si faceva volontariato per ragazzi disabili. Le fanciulle che facevano volontariato parlavano inglese ed erano anche molto carine. Questo sì che ha funzionato, ed è stata una esperienza formativa in termini umani.

Arriviamo agli anni dell’università.  Un figlio è stato accettato ad Oxford (e quindi inglese perfetto – era quello che diceva “non voglio essere parlato così”), l’altro ha studiato alla Sapienza ma il giorno dopo la laurea era già a Londra in cerca di lavoro. Senza l’inglese di nuovo impossibile.

Nonna

Adesso lasciamo stare i figli e passiamo ai nipoti.

Ad Oxford mio figlio si è innamorato di una ragazza di Barcellona (altra lingua). Adesso hanno tre bambini. Quei poveri bambini parlano: spagnolo, catalano, italiano ed ora anche il francese (ed il più grande ha otto anni).

Francese, perchè per qualche anno mio figlio lavorerà alla Commissione Europea a Bruxelles. Certo, fanno un po di confusione. Ma sono perfettamente in grado di saltare da una lingua all’altra. Non mi pare che abbiano problemi psichici.

Punto importante. Mio figlio e mia nuora giocano moltissimo con i bambini, lei in spagnolo, lui in italiano. Non hanno televisione. Giocare è la parola chiave. Mi pare che molto genitori di adesso non giocano, o non sanno giocare, con i loro bambini. Mente io credo che sia fondamentale per tutto il loro sviluppo, e non solo quello linguistico.

Prima di dormire, leggono le storie – a volte in una lingua, a volte in un’altra. Io li riempio di libri in italiano. Qui l’unico neo è l’inglese. Ma quando è troppo è troppo. Ho ritenuto che sarebbe stato crudeltà mentale insistere con l’inglese nel caso dei bambini spagnoli.

Però sono sicura che my time will come. Proprio ieri con il piu grande,  dicevamo “perchè non cominciamo a studiare un po’ di inglese insieme su skype?”. Non ha detto “No”.

Arriviamo all’ultima nipotina, di tre anni e mezzo. Attualmente vive a Milano ma fino ad un anno fa stava a Roma. Con lei ho sempre parlato in inglese. Sono rimasta esterefatta da quanto ha imparato nonostante non ci vedessimo ogni giorno. Sempre con il gioco, aggiungendo parole piano piano, vedendo DVD e libri solo in inglese.

Quest’anno i suoi genitori l’hanno iscritta ad un asilo di Milano. Molto orgogliosamente posso dire che il suo inglese era molto buono per la sua età. Finora non c’è stato un rifiuto. Con me si parla in inglese. E con il papà quando c’è, ma viaggia molto per lavoro.  Ma è una scelta sua più che mia.  Ora torneranno a vivere a Roma e vedremo come va. Credo che riuscirò a farla continuare.

3 consigli per tutti

  • La lingua fa parte di tutto il processo di growing up. Non può diventare fonte di altri problemi o litigi.
  • I bambini sono dei piccoli tiranni. Ci devono essere dei punti fermi. Per esempio, se sei convinta che una cosa sia importante (nel nostro caso imparare una seconda lingua, ma potrebbe essere  un’altra cosa) , possono piangere in turco e fare capriole, ma così dev’essere. Bisogna stabilire quali sono le priorità, poche ma buone, e su quelle non mollare.  Mai!!
  • Le mamme devono essere più sicure di sè, più leggere. Divertirsi con i bambini è fondamentale.

Ripescando nei ricordi mi è venuta nostalgia dei tempi passati quando i bambini erano piccoli. Giovani mamme! Godetevi i vostri figli, giocate con loro quanto potete. Crescono velocemente e dopo  vi mancheranno da morire…

Ecco cara Letizia. Mi hai chiesto di raccontarti la mia storia, ed io ti ho ascoltato. Spero di non averti annoiata e di essere stata utile a qualcuno.

Margaret

 

Immagine: Grandma and me


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